Vallecrosia mon amour di Gianni Rabbia

Vallecrosia mon amour di Gianni Rabbia

Quando i miei genitori, scomparsi da tempo, iniziarono a cercare in Liguria un alloggetto dove trascorrere gli anni della loro vecchiaia (eravamo nei primi anni '70) nè mio fratello nè io mettemmo lingua. Ma speravamo comunque che avrebbero trovato un posto dove il clima (molto meno rigido della glaciale Cuneo) e la possibilità di godersi i loro anni di una vecchiaia che li vedeva ancora nel pieno delle forze consentisse   di coltivare conoscenze nuove, interessi diversi e quanto si erano guadagnati dopo una vita spesa per la famiglia e con il lavoro. Iniziò la ricerca, prima  nel savonese, poi a Sanremo. Infine, pensando di utilizzare anche la ferrovia (la rinata Cuneo-Nizza) per giungervi non solo in auto, capitò l'occasione a Vallecrosia.

Un piccolo alloggio in un condominio in via Colombo, un prezzo adeguato, la vicinanza alla spiaggia. Così iniziarono a sperimentare una nuova vita. Ma, abituati come erano  a stare insieme sempre e solo loro due, dopo aver visitato tutti i paraggi marittimi e terrestri circostanti (francesi ben compresi) capirono che il posto dove stavano meglio in assoluto era casa loro,  a Cuneo, vicini ai figli, uno professore a Saluzzo (io) e l'altro medico a Torino. Il saluzzese ebbe due figli e fu per loro una gioia riempire d'estate all'inverosimile gli spazi dell'alloggetto con due piccoli che stavano a casa, in spiaggia e in mare come angioletti scatenati. Il fratello medico preferiva invece altre vacanze. Furono anni di ferie all'insegna della mamma/nonna che cucinava e del nonno che, in bici, fuggiva dal caos familiare. Fino al 1983, quando il papà/nonno muore, lasciando la mamma/nonna che cerca di riempire il vuoto passando la settimana a Cuneo e i fine settimana a Saluzzo o a Torino dai figli. Pronta a tornare a Vallecrosia per ogni mese di luglio con i nipotini, a spignattare e a prendere i sole in spiaggia per poche ore. Ma anche per lei il destino non fu generoso: l'Alzheimer la costrinse allo stato vegetativo, per un periodo di ben 10 anni,  fino alla sua morte.  Per sopperire ai costi dell'assistenza alla mamma, la casetta di Vallecrosia venne data ad una agenzia per affittarla, con la raccomandazione di averne cura. Anche se gli importi della locazione vennero corrisposti con regolarità, dopo la successione ereditaria per cui l'immobile entrò in mia proprietà, ebbi l'amara sorpresa di scoprire che gli inquilini l'avevano lasciato in condizioni -a dir poco- deplorevoli. Nel frattempo il professore  aveva divorziato e si era risposato. Che fare dell'alloggio di Vallecrosia, invendibile se non dopo lavori di radicale rinnovo,  mobilio compreso? Ai figli non interessava più passare le vacanze estive a Vallecrosia, come tutti i giovani che pensano che il mare più bello sia sempre quello più lontano. Meno male che la mia attuale moglie ama il mare, ama la casa e sa anche perfettamente come renderla gradevolmente piacevole con quel tocco di buon gusto che distingue una donna intelligente. Voilà, la casa di Vallecrosia vive ora una seconda nuova vita, anche con qualche (rara) puntata invernale. E a me, grazie a lei, Vallecrosia è tornata a piacere. Anche se non amo stare a prendere il sole e non so nuotare. Mi piace al mattino fare la spesa: una puntata per i giornali da Pellegrino per i 4 soliti quotidiani e la ricerca di qualche libro interessante. Poi da Stefano (Gastronomia Iride) per dare soddisfazione alla gola. Talora una puntata da Zitomirski  o al negozio dei detersivi, sempre dal panettiere per la ricerca della focaccia perfetta, persino dal ferramenta per trovare qualche nuovo aggeggio, infine una rassegna di tutte vetrine. E poi finalmente ai bagni Oasi dove regnano la cortesia, l'ordine e l'efficienza che non ho trovato presso altri stabilimenti. Al pomeriggio dopo una breve pennichella, mia moglie torna in spiaggia. Io sto a leggere a casa fino alle 17, poi spiaggia fino  all'aperitivo. Se la giornata merita una conclusione come Dio comanda, cena da Sergio Verrando "ai Pescatori": la burridda e il rombo al forno come i suoi meritano un Nobel della cucina. E, se ha tempo, quattro parole con lui, sempre così ricco di spirito di ricerca e capace di dare avvio a nuovi entusiasmanti interessi.

Bene. A chi piace vada pure alle Maldive. Io posso dire con gioia: Vallecrosia mon amour.

Gianni R.



articoli collegati

Stefano Romeo

cerca nel sito

Privacy Policy